Ciao, buongiorno, bentrovati ma soprattutto benarrivati.
Devo essere sincera, non so davvero come iniziare; perché la verità è che scrivere la prima newsletter del nuovo anno (sì, l’anno inizia a settembre), su una nuova piattaforma, dopo tanto silenzio, per un pubblico che già mi conosce ma anche per chi è la prima volta che sente parlare di me, non è per niente facile.
E’ un misto di ansia e aspettative, blocco dello scrittore davanti al foglio bianco e paura di sbagliare e cliccare qualche pulsante che poi incasino su tutto; ma è anche emozione e adrenalina, quella sferzata di energia positiva che solo un nuovo inizio sa dare, è la testa traboccante di idee e un blocco pieno di appunti.
Ma facciamo un passo alla volta. Inizio da qui, presentandovi ORIZZONTI


Orizzonti nasce una sera di metà agosto, in Bretagna, quando seduta sulle rocce della Costa di Granito Rosa guardavo l’orizzonte aspettando il tramonto e - forse - un segno del destino. Lì, nel silenzio interrotto solo dalle onde dell’oceano immersa in un cielo rosa e circondata da così tanta bellezza, ho deciso che questo - orizzonti - sarebbe stato il nome perfetto per la mia nuova newsletter.
Orizzonti è il punto di congiunzione tra due grandi passioni, è quella linea apparente lungo la quale cucina e viaggi si incontrano, è uno sguardo curioso sul mondo, è saper vedere sempre un po’ più in là e ricercare il bello oltre quel tramonto anche quando non è rosa, è vita assaporata lentamente.
Poi ci sono io, Daniela (ma immagino che qualcuno già mi conosca), food and travel blogger ma anche giornalista, assistente universitaria, docente in comunicazione branding e social media. Figlia di quei meravigliosi anni ’80 amo cucinare, viaggiare e raccontare storie; New York in autunno, la cannella nella torta di mele, la luce del nord, la campagna inglese, la zucca e il formaggio con il miele. Sono testarda, risolutiva, maledettamente multipotenziale e perciò un’eterna insoddisfatta.
Un’estate fa: ricordi di Bretagna
Fatte le dovute presentazioni prepariamo la valigia - prendiamo solo l’essenziale per viaggiare leggeri - e partiamo insieme per la Bretagna, terra di confine che tende all’oceano, fatta di natura selvaggia e scogliere a piccolo sul mare, villaggi pittoreschi in pietra bretone e cittadine medievali, cieli infiniti che sembrano dipinti e quella luce avvolgente che ti accompagna fino a tarda sera.
Un altro pezzetto di Nord della Francia che ho amato molto tra passeggiate, leggende e tradizioni gastronomiche come la galette di grano saraceno, le ciotole di sidro, il chouchen (antica bevanda celtica a base di idromele), il far breton e il kouign-amann; e ancora i sontuosi piatti di frutti di mare, le moules et frites al porto di Paimpol e le ostriche di Cancale.
Bretagna: l’itinerario
Col tempo ho capito che la vita non va presa a morsi, ma assaporata lentamente così, nei giorni a disposizione per questo viaggio (poco più di una settimana), ho voluto concentrami su una piccola parte della Bretagna - quella più ad est, vicina alla Normandia per intenderci - senza farmi prendere dall’ansia di dover vedere tutto subito; ci tornerò. Ci torneremo.
Sono partita da Cancale nell’Ille-et-Vilaine, patria delle ostriche, deliziosa cittadina dui mare dove è possibile osservare le maree più imporanti d’Europa che sorge nella stessa baia di Mont Saint-Michel, proprio dalla parte opposta, e dove nelle belle giornate se ne distingue la sagoma.
Ho poi seguito la Costa di Smeraldo (Cote d’Emeraude) verso ovest toccando i paesi di Saint-Suliac, riconosciuto come uno dei villaggi più belli di Francia, la cittadina medievale di Dinan con le sue case e graticcio e quella balneare di Dinard, diventata famosa durante il periodo della Belle Epoque.




Impossibile non includere una visita a Saint-Malo, la città fortificata più famosa della Bratagna che sorge maestosa come una nave in pietra alla foce del fiume Rance tra miti e leggende corsare. E ancora i capi di Erqyu e Frehel con il suo faro maestoso e i sentieri a picco sul mare che si snodano tra ginestre profumate ed erica in fiore fino a Fort la Latte.
Spostandoci lungo la Cotes-d’Armor si incontrano i paesi di Binic, Saint-Quay-Portrieux, capitale della capasanta dalle spiagge bianche e il mare cristallino, e più su la cittadina portuale di Paimpol con la famosa Abazzia di Beauport e l’Ile-de-Brehat da visitare assolutamente noleggiando una bicicletta, anche perché su quest’isola non ci sono auto!




Ho proseguito il mio viaggio verso Treguier e la famosa casa tra rocce (le gouffre) di Plougrescant, forse l’immagine simbolo della Bretagna, prima di passare alla scoperta della magnifica Costa di Granito Rosa e delle cittadine di Perros-Guirec e Tregastel per una passeggiata (e un bagno) lungo le spiagge de La Greve Blanche e La Greve Rose. Ultima tappa, il faro di Ploumanac’h, poco distante da Perros-Guirec, e il sentiero dei Doganieri dove camminare sentieri a piccolo sul mare circondati delle famose “rocce rosa” che erose dal vento hanno assunto nel tempo le forme più strane e dove fermarsi, al tramonto, a contemplare infiniti Orizzonti.



Bretagna: la galette Bretonne
Che cosa ho mangiato durante questo viaggio l’ho scritto qualche riga fa; a pranzo sempre una galette Bretonne complète (ovvero farcita con formaggio gruyere, prosciutto cotto e uovo) accompagnata da insalata fresca condita con vinaigrette (preparata con olio, aceto di vino bianco, sale, pepe e senape) e una scodella di sidro di mele o birra bretone.
La galette si prepara in Bretagna dal XIII secolo quando i cavalieri, di ritorno dalle Crociate, portarono in patria il grano saraceno che ben si adattò al clima locale. La differenza tra una galette e una crepes sta proprio nell’impasto, la prima è di grano saraceno mentre la seconda è di farina di frumento; altra differenza è la chiusura, mentre in una galette Bretonne viene messa la farcitura la centro e chiusa ripiegando i lati formando un quadrato, la crepes viene piegata a mezzaluna o a triangolo.
La ricetta della galette Bretonne
150 gr di grano saraceno
300 ml di acqua
q.b. sale
gruyere o emmenthal
prosciutto cotto
uova
In una ciotola metti il grano saraceno, il sale e 150 ml di acqua e lavora con le fruste elettriche per qualche minuto cercando di incorporare più aria possibile. Aggiungi poco alla volta la restante acqua, lavora ancora un minuto, poi copri con pellicola alimentare e metti la pastella in frigorifero a riposare per almeno un’ora.
Dedicati alla farcitura: prepara l’uovo all’occhio di bue rompendolo e versandolo delicatamente in una padella imburrata, cuoci per qualche minuto fino a quando il bianco si sarà rappreso ma il tuorlo sarà ancora morbido. Grattugia il gruyere e prepara le fette di prosciutto.
A questo punto prendi la pastella dal frigorifero e mescola nuovamente con una frusta. Scalda una padella antiaderente dai bordi bassi, ungila con il burro e versa velocemente e uniformemente un mestolo di impasto, ruota la padella di modo che questo si espanda e cuoci a fuoco vivo 1-2 minuti per lato.
Aggiungi al centro della galette il formaggio grattugiato, 2 fette di prosciutto e un uovo all’occhio di bue. Ripiega i quattro lembi verso l’interno, così da ottenere la tradizionale forma quadrata della galette Bretonne, lasciando l’uovo a vista. Cuoci per altri 1-2 minuti così da rendere croccante il fondo della galette e servi con dell’insalata fresca o delle patatine fritte.
Bretagna: cosa leggere
Un’estate in Bretagna di Nina George
Claire Cousteau, rispettata biologa comportamentale, è conosciuta dai colleghi per il suo atteggiamento sempre controllato. Alcuni la chiamano addirittura «la gelida». Forse perché, per deformazione professionale o meno, da sempre analizza i sentimenti, anziché viverli. Ma la verità è che Claire è più irrequieta di quel che appare. Qualcosa dentro di lei freme. È diventata davvero chi voleva essere? Claire è alla ricerca di una risposta, e la prospettiva di lasciare Parigi, dove abita con il marito e il figlio, per trascorrere le vacanze in Bretagna, come ogni estate, la opprime. Sarebbe rimasta volentieri in città a fare quel che fa sempre - svegliarsi, lavorare, spiegare, insegnare, analizzare -, anziché andare in esilio tra spiagge selvagge e strade affollate di crêperie e ristoranti con menu «tutto compreso». Tuttavia è la loro ultima estate a tre. Padre, madre, figlio. Al rientro, Nicolas lascerà il nido, e lei e Gilles rimarranno soli, di nuovo soli, per la prima volta, dopo più di vent'anni. Ma è anche la prima volta che Nicolas, a sorpresa, ha invitato una ragazza: Julie. Julie è giovane e in attesa di qualcosa che la incendi, che le mostri il rumore della vita. Claire e Julie non potrebbero essere più diverse, eppure un segreto le unisce, un segreto che sancisce una tacita e inaspettata alleanza. Così, in una calda estate, ai confini del mondo, due donne riscopriranno la gioia di vivere e i loro sogni - e non saranno mai più le stesse.
Bellissimo e Utilissimo il tuo racconto, mi servrá. Consiglio sul periodo per il viaggio, primavera o autunno?
Un doveroso grazie e un abbraccio
Gabriella
Un inizio strepitoso, leggerti sempre un piacere. Un abbraccio, Monica